tchaikovskj : [post n° 435112]

Vorrei studiare Architettura!

Salve a tutti! Spero le cose non vi vadano troppo male in tempi di covid. Sono una studentessa e a settembre vorrei provare il test d'ingresso per accedere ad Architettura. L'idea mi emoziona molto, pur non essendo condivisa appieno da tutte le persone che mi circondano, ma io penso possa essere la mia strada. Ci sono però dei dubbi che vorrei sciogliermi prima di intraprendere questo percorso e forse qui qualcuno mi può aiutare!

Innanzitutto, sono stata da subito attratta ad architettura per il connubio tra un lato più artistico, creativo e un lato più razionale, tecnico. Ma vorrei sapere, nel quotidiano, sia nello studio in università che nel lavoro vero e proprio, quanto effettivamente ha spazio il lato più "artistico" e creativo e quanto invece è pura tecnica? Non vorrei arrivare in università con l'idea di poter dare voce a tutte le mie idee e poi trovarmi a dover impattare con una realtà diversa!

Secondariamente, qual è (o quali sono) la migliore università italiana per Architettura? Mi sono naturalmente informata online ma avere un'esperienza diretta di corsi e esami e professori, sarebbe decisamente utile!

In ultima ipotesi, tutti dicono che non c'è lavoro per gli architetti, ma non è un percorso che permette tantissimi sbocchi con le innumerevoli magistrali possibili?

Grazie mille per aver letto fino a qui e per le eventuali risposte, ne farò tesoro!
Albo :
Come molti giovani ti sei fatta un'idea che non corrisponde più al lavoro dell'architetto di oggi o meglio della maggior parte degli architetti di oggi, ormai si costruisce poco.
Poi dipende dove vivi e quindi quale sarà il tuo mercato di riferimento se a Milano è un conto se a Castelfranco di Sotto un altro, anche se ormai anche nel primo caso si è in saturazione.

Il lavoro artistico sarà molto all'università e poco o nulla una volta uscita nel mondo del lavoro vero, per la maggiore è ormai burocrazia, una volta laureata ti ritroverai a fare pratiche edilizie e poca e nulla progettazione a meno di incredibile fortuna nel riuscirti ad inserire nei giusti giri oppure finirai a fare la disegnatrice 2.0 bim specialist in qualche studio più strutturato.
Almeno questo è quello che accade alla maggior parte dei neo-laureati, poi come in ogni campo ci sono eccezioni fortunate o guadagnate.

Personalmente, sconsiglio di intraprendere questa strada e puntare a settori che danno più stabilità economica per non ritrovarti a 30 anni precaria a rimpiangere di non poter formare una famiglia.
archie :
Condivido tutto quello che ha scritto Albo. Di architetti disoccupati ce ne sono già troppi. Punta su altro!
marS :
Lascia stare..investi energie e denaro in altre direzioni...
Jack :
Ciao tchaikovskj, ti copio e incollo un passaggio del libro "Metropoli per principianti" di Gianni Biondillo che in qualche modo ho sempre trovate di ispirazione e ti da un quadro abbastanza preciso di quel che vuol dire studiare architettura, spero possa esserti utile.


"Non fate studiare architettura ai vostri figli. Non ne vale la pena.
Vi ritrovereste con dei figli frustrati, incapaci di relazionarsi con il mondo del lavoro: troppo tecnici per gli artisti, troppo artisti per i tecnici, né carne nè pesce, insomma. Se lo fate per il prestigio, meno che meno. Non esiste categoria più bistrattata, sfottuta, derisa: dai padroni di casa, dagli imprenditori edili, dai muratori, dagli ingegneri, dai geometri. Un incubo. Tanto ve lo dico subito, il lavoro (di architetto intendo) non lo trova. A meno che non abbiate la pazienza infinita di vederlo leccare i piedi nello studio di qualche affermato professionista per anni. Per dodici-sedici ore al giorno: a tirare linee, a disegnare sempre e solo scale di sicurezza o pozzetti d’ispezione, e tutto gratis o per un ridicolo rimborso spese. Tutto questo per poter mettere sul curriculum, dopo essere stato spremuto come un limone, di aver lavorato per lo stimato professionista. Che non serve a nulla. Perché se si va a fare un colloquio con un altro stimato, stimatissimo professionista, si ritorna nel girone infernale dei pozzetti di ispezione e dei rimborsi spesa ridicoli. E allora si smette di farsi belli di cotanto curriculum e si cerca di tutto; tutto quello che capita diventa ossigeno: e si passa per studi di ingegneria, con i tuoi cugini del Politecnico che ti guardano ridacchiando sotto i baffi, trattandoti come una burba in una caserma punitiva o, peggio, per sperduti uffici di geometri specializzati in pratiche catastali. Che ti chiedono, come al solito, dato che te lo chiedono da anni: “ma sei un architetto di interni o di esterni?” E tu che proprio non sai rispondere, perché la domanda è assolutamente incomprensibile: dal cucchiaio alla città, ti avevano insegnato in facoltà. L’architetto si occupa di tutto, dal cucchiaio alla città, come si può pensare che uno si fermi agli interni e che un altro si occupi degli esterni? Ma l’architettura non era il gioco sapiente dei volumi sotto la luce del sole? Non era una totalità inscindibile?
Vivo in Italia, nel paese col più alto numero di laureati in architettura d’Europa e col più basso numero di opere edili progettate da architetti, ed ho una vita sola. Voglio sposarmi, avere dei figli, non posso aspettare per tutta la vita. Il mio diploma di laurea è appeso nel cesso. Eccomi Italia. Fa di me quello che vuoi.
Gregotti aveva ragione: in Italia l’architettura non è una disciplina meritocratica. Fare architettura è innanzi tutto un privilegio di casta. Non dico che gli architetti italiani famosi nel mondo non siano bravi: alcuni di loro sono di levatura internazionale di qualità eccelsa, almeno un paio sfiorano il geniale. Solo che, semplicemente, a loro è stato permesso di dimostrarlo. Ma che ne è di tutti quelli che a parità creativa non riusciranno nemmeno a fare una villetta in campagna? Che ne è di quelli che, dopo anni a disbrigare le pratiche accademiche dei loro baroni, esasperati da anni di precariato intellettuale, mollano tutto e vanno a fare i tecnici comunali? Se insistete e davvero volete iscrivere i vostri virgulti in quelle bolge dantesche che sono le facoltà di architettura italiane, bè, allora fatelo! Ma fatelo davvero. Perché in fondo, se non siete i genitori ricchi consigliati da Gregotti e se nulla programmate di concreto per il futuro dei vostri figli e siete fervidi credenti nella provvidenza divina, di certo state facendo frequentare loro la più bella delle facoltà universitarie, la più stimolante, la più variegata. Perché l’architettura è una disciplina che si pone in un crocevia dove soffia da una parte il vento della cultura umanistica e dall’altra quello della cultura scientifica e dell’innovazione. Perché un architetto deve sapere di tecnologia, di sociologia, di storia dell’arte, di restauro, di tecnica delle costruzioni, di estetica, di urbanistica, di composizione. Perché è l’ultima disciplina ancora perfettamente rinascimentale, dove tutto rimanda ad un tutto. Di quelli che si laureano pochi faranno la professione, ma tutti sapranno trovarsi un lavoro, qualunque lavoro. Perché la disciplina dell’architettura prevede una flessibilità mentale, una capacità di adattamento alle situazioni, un senso di progetto, che servono a prescindere dal lavoro che stai facendo. […] L’altro grande dono che ti dà è lo sguardo. La capacità di interpretare lo spazio, di dialogare con le forme, di comprendere il potenziale iconografico del reale e del virtuale. Quindi, massì, mandatelo pure vostro figlio a studiare architettura. Fatelo. Impegnatevi a pagare le tasse, il posto letto proibitivo se abitate fuori sede, le copie, le fotocopie, i libri, i programmi cad, le attrezzature, tutto. Fatelo laureare. Poi però mandatelo all’estero. Che qui non c’è speranza.”
Edoardo :
Se ti piace FALLA! Ma deve piacerti veramente e tieni gli occhi apertissimi sulle specializzazioni, NON TI ISOLARE! Un'amicizia (vera) o più possono essere preziose anche per condividere un'esperienza di studio all'estero e, perchè no, una partnership professionale. Non farla passivamente, modi cicala... perchè poi arriva l'inverno e gli amici formichine diplomati hanno uno stipendio, anche oltre i 2000 netti al mese... e tu sei lì che devi fare i conti con la realtà. Diversamente, se sei ricca, nobile ed introdotta, dilettati con l'aspetto cultural/concorsual.

Valuta bene l'opzione specializzazione/lavoro all'estero, in facoltà di prestigio all'estero.
archimamma :
lascia stare, tu che sei ancora in tempo
Archivirus :
Le cose vanno male per noi architetti da molto prima del covid, non ti preoccupare. Mi associo a quanti ti hanno già detto LASCIA PERDERE. In Italia non è un percorso di studi spendibile a livello lavorativo, quanto alla creatività lasciamo perdere. Sugli sbocchi professionali, tralasciando il discorso libera professione che sconsiglio caldamente se vuoi costruirti un sereno futuro, non c'è molta trippa per gatti. Sulla carta ci sono molte specializzazioni magistrali che rimandano a lavori possibili; nella realtà ti troverai con un pezzo di carta di scarso valore a contenderti un posto se va bene da impiegata con gli innumerevoli geometri/ ingegneri edili/ disegnatori industriali / renderisti /interior designer che affollano il mercato. Cosa che, oltre a rendere difficile un inserimento stabile nel mondo del lavoro, contribuisce a tenere le retribuzioni del settore più basse di quelle ottenibili con altri percorsi di studi.
Nanna :
Lascia stare, a meno che non hai uno studio in famiglia o vuoi emigrare. L'inserimento nel mondo del lavoro (intendo quello retribuito ovviamente) é impossibile in Italia per un neo-laureato e figurati che sei anche donna, quindi hai doppiamente le gambe tagliate. Se peró ti muove la passione, ma quella vera, allora studia architettura e vai per la tua strada, ma metti in conto quello che ti abbiamo detto. In bocca a lupo
Adam Richman :
Ciao,
laurea molto interessante ma purtroppo poco spendibile in Italia: geometri, architetti e ingegneri edili sono tantissimi e svolgono spesso le stesse mansioni, pertanto il mercato è saturo di queste professionalità. Provo ad elencare alcune attività che si possono svolgere in Italia con la laurea in Architettura:
- libera professione: la consiglio solo se hai le spalle coperte economicamente (anche a lungo termine) o se hai spiccate capacità relazionali/imprenditoriali che ti consentano di emergere rispetto alla vasta concorrenza, a maggior ragione se dovrai avviare uno studio dal nulla; il rischio è non riuscire a vivere del tuo lavoro, pur molto bello; salvo eccezioni comporta solitamente molta burocrazia e tecnica (pratiche comunali, catastali, regolamenti e norme, contratti, verbali, relazioni, ecc.) e poca creatività;
- collaboratrice (con p.iva) di altri liberi professionisti: consueta gavetta, quasi sempre sottopagata, priva di sbocchi diretti ed economicamente insostenibile a lungo termine; attenzione a non restarne imbrigliata, soprattutto se non hai come obiettivo la libera professione;
- impiegata (assunta) in società di ingegneria (es. Rina Consulting, Jacobs, ecc.);
- impiegata (assunta) in imprese edili (Itinera, Rizzani de Eccher, ecc., o piccole imprese locali): servono particolare senso pratico e spalle larghe; attenzione alla solidità;
- impiegata (assunta) negli uffici tecnici interni di banche, assicurazioni, grande distribuzione, retail, catene alberghiere (es. Unipolsai Immobiliare, Lidl, Gruppo Percassi, ecc.): filone da scegliere possibilmente appena laureata, magari iniziando con uno stage pre/post laurea;
- impiegata (assunta) in società di sviluppo immobiliare o che posseggono/gestiscono patrimoni immobiliari (es. Prelios, Savillis, ecc.): vedi punto precedente;
- pubblica amministrazione: talvolta il piano b per i delusi/disillusi della libera professione, anche over 40 o over 50; naturalmente serve il concorso;
- insegnamento: ci va la vocazione; per la stabilità serve il concorso.
Non conosco il modo dell'interior design, dell'arredo, del design, nè sono preparato sull'estero, e naturalmente possono sfuggirmi molte altre opportunità.
Tutto ciò premesso, confermo che trovare lavoro in Italia con una laurea in Architettura è molto difficile (poca domanda, moltissima offerta) e che raramente si guadagna bene, a meno di non raggiungere ruoli manageriali in aziende strutturate. Se deciderai per la facoltà di Architettura ti consiglio di goderti i primi anni con più leggerezza e poi, a ridosso della laurea, dare spazio al pragmatismo, soprattutto se vorrai essere assunta da aziende private.
carla :
Ciao tchaikovskj,
io mi sono laureata con lode al Politecnico di Milano dove ho insegnato e fatto un dottorato. E' la scuola più prestigiosa e te la consiglio.
Però la facoltà di architettura già da molti anni non è quella sede creativa a cui molti pensano. Magari negli ultimi anni le cose sono cambiate. Io ho frequentato 20 anni fa primo anno del Nuovo Ordinamento, tutte le materie fighe tipo arredamento, disegno, scenografia, storia dell'arte... erano tutte alla nuova facoltà di design del Poli. Architettura aveva esami molto tecnici a parte restauro. (2 matematica, 2 fisica, statica, scienze costruzioni)
Sulla professione concordo con le risposte negative che in molti ti hanno dato. Se vuoi fare l'architetto un pò artista creativo, guadagnare e fare un lavoro appagante, devi andare all'estero per una lunga esperienza e lavorare in una metropoli (in Italia credo solo Milano ...) oppure essere ricca, ma ricca davvero e avere un giro di amicizie altolocate che ti commissioneranno un lavoro. Lavori fighissimi a cui aspireresti, la villa al mare da arredare, la baita in montagna da ristrutturare, l'attico con vista a budget illimitato. L'alternativa reale sarà sanare il garage della sciura Maria e rifarle il bagno con le piastrelle prese da Iperceramica, cosa da geometra.
Inoltre valutarei che scuola hai fatto e quanto sei brava. Se provieni da un liceo e potresti fare "qualsiasi cosa"... scegli una laurea triennale spendibile... poi architettura la farai per passione. Nel mio lavoro ormai vedo molti ragazzi che si propongono con una triennale in ingegneria e una in economia e commercio ad esempio.
In bocca al lupo
Edoardo :
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