Sostanza immateriale

Intervista di Francesca Bizzarro

MoNo è uno studio emergente con sede a Yokohama (Giappone).
L'area di interesse dei due architetti Fumiaki Nagashima e Mami Maruoka Nagashima abbraccia la progettazione architettonica, l'urbanistica, il design d'interni e di prodotto, l'istallazione d'arte,la grafica e il video.

Galleria fotografica

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hanasaki house

Daylight Spaces/TIA Scholarship Award 2007
© photo MoNo e koshimizu Susumu

 

Light and Atmosphere in the Japanese way

installation art (Austria, 2009)
© photo MoNo e koshimizu Susumu

Between Shadow and Light

installation at the "Festival d'Architectures Vives 2010" (Montpellier, France)
© photo MoNo

Intervista a Fumiaki Nagashima + Mami Maruoka Nagashima

di Francesca Bizzarro | read the English version

1. Qual è la vostra idea di spazio?

Pensiamo sia una dimesione influenzata dall'apporto degli esseri umani e dal fluire di luce e aria. Talvolta, per noi architetti, diventa una componente del mondo reale, dotata di vita propria, mentre in altri casi assume una connotazione effimera, diventando simbolo dell'intangibile.

2. Esiste una differenza tra l'approccio di chi progetta un edificio e quello di chi realizza un'installazione d'arte?

Entrambi si trovano a confrontarsi con il concetto di luogo e spazio. Tuttavia, sussistono alcune differenze. La più significativa è costituita dalla nozione temporale: nel progettare un edificio, non poniamo limiti preconcetti alla sua esistenza, che immaginiamo duratura nel tempo; nel concepire un'installazione d'arte, invece, cerchiamo di concentrare il momento della bellezza in un periodo limitato.

3. Al di là dell'omologazione prodotta dai "gadget" degli architetti-star, ritenete che esistano differenze sostanziali tra Oriente e Occidente nella concezione dell'Architettura?

Come molti che, prima di noi, hanno affrontato questo tema, riteniamo ci siano differenze rilevanti tra l'Oriente e l'Occidente. Questa convinzione si è rafforzata attraverso le attività che abbiamo svolto in tutti e due i mondi: per esempio, molte persone in occidente riescono a distinguere nelle nostre opere l'impronta giapponese dalle forme dell'architettura occidentale che abbiamo studiato all'università. All'inizio, questo ci ha sorpreso, ma ha contribuito a rivelarci la sostanza della diversità tra i due contesti.

4. Quali sono i vostri riferimenti iconografici esterni all'architettura (pittura e scultura)? Vi ritenete in qualche modo influenzati dalle Avanguardie americane ed europee?

Per stimolare la nostra creatività, traiamo molta ispirazione dalla pittura e dal cinema delle Avanguardie europee e americane. In particolare, troviamo entusiasmanti le opere incentrate sulla spazialità descritta nella sua evoluzione dinamica. Comunque, per essere più precisi, siamo convinti che non esista una linea di confine netta tra architettura e altre forme d'arte.

5. Il progetto può funzionare come attività "collettiva", cioè condivisa tra più soggetti alla pari? Oppure ha ancora senso celebrare il genio solitario che produce l'idea complessiva e poi affida ad altri i dettagli?

La progettazione intesa come "attività collettiva" può funzionare. Abbiamo familiarità con questo metodo di lavoro, perché risulta necessario nel processo costruttivo dell'architettura, il nostro settore di specializzazione. Nella progettazione a lungo termine, con la sua notevole complessità, il contributo di più competenze professionali può condurre a risultati meravigliosi. D'altra parte, è anche vero che ogni attività condivisa si basa sul genio dei singoli partecipanti. Una delle finalità più rilevanti della progettazione è realizzare l'equilibrio ottimale tra oggetti e soggetti.  

6. Quali difficoltà deve affrontare un giovane architetto in Giappone per intraprendere la professione? L'Università fornisce un'adeguata preparazione in questo senso?

Perdurando questa fase di recessione, la difficoltà più grande in Giappone - e probabilmente in molti altri Paesi - è la riduzione delle opportunità di concretizzare la costruzione di architetture. Anche se i Giapponesi rimangono in attesa di una nuova consistente crescita economica, noi non crediamo che sarà facile ottenerla. A questo punto, il ruolo dell'architettura deve cambiare al più presto. Nonostante si avverta la necessità di avviare il dibattito per definire nuove prospettive, è facile ipotizzare che l'Università giapponese non cambierà da subito la sua politica educativa.

7. Dal vostro punto vista, quale opera ha indirizzato il corso dell'architettura negli ultimi dieci anni, a livello mondiale? E perché?

In questo decennio, sono apparse opere che dovrebbero diventare pietre miliari dell'architettura. Una di esse, per esempio, si trova a Yokohama - la città in cui viviamo: si tratta dell'International Passenger Terminal, concepito nel 2002 da FOA (A.Z.Polo e F. Mossavi). Con un enorme spazio privo di pilastri, avvolto da molteplici superfici curve mai viste prima, l'opera in questione ha fatto percepire alle persone la carica innovativa dell'era in cui la progettazione impiega i nuovi mezzi digitali. Tuttavia, questo metodo non si afferma nel campo dell'architettura con l'enfasi dello stile postmoderno o del decostruttivismo. L'impressione è che, nel secolo in corso, l'attesa di un linguaggio dominante debba durare ancora un po'.

8. Le nuove tecnologie aiuteranno l'evoluzione del linguaggio architettonico, o lo "smaterializzeranno"?

Da oltre 200 anni, l'innovazione tecnologica sta perfezionando la "de-materializzazione" dell'architettura. In effetti, l'architettura tradizionale giapponese è già fondamentalmente smaterializzata, con linee di ripartizione indistinte tra spazio interno ed esterno. La ragione per cui siamo interessati alla progettazione architettonica è la sua capacità di riflettere le condizioni della società tramite la tecnologia dell'epoca.

9. Il progetto a cui state lavorando in questo periodo: descrivetelo con tre parole-chiave...

La nostra opera più recente, l'installazione d'arte "UKIGUMO - floating clouds" a Montpellier (Francia), può essere riassunta attraverso tre concetti-chiave: "luce - atmosfera - connessione". Luce è stato il tema portante nella progettazione visiva che abbiamo sviluppato negli scorsi anni, mentre l'espressione dell'atmosfera rappresenta una costante nelle finalità del nostro lavoro. Inoltre, la connessione efficace tra identità differenti, ad esempio tra cultura giapponese ed europea, ha apportato un contributo determinante alla trama del nostro progetto.


Premi MoNo

2010 Prize of International Architectural design competition
"FESTIVAL OF LIVELY ARCHITECTURE 2010 in Montpellier"
(Montpellier, France)

2009 Prize of product design competition of illumination event
"Kyoto Hanatouro" (Kyoto, Japan)

2007 Prize of International Architectural design competition
Daylight Spaces "TIA Scholarship Award 2007" (Krems, Austria)

2004 finalist of International Architectural design competition
"Osaka Contemporary Theater Festival" (Osaka, Japan)

 

Mostre MoNo

2009

  • Installation art exhibition "Light and Atmosphere in the Japanese way"
    (Wolkersdorf, Austria)
  • Workshop Seminar "Artist in Residence in Krems" (Vienna, Austria)
  • Illumination event "Kyoto Hanatouro" (Kyoto, Japan)

2008 Workshop Seminar "Artist in Residence in Krems" (Krems, Austria)

2005 YOKOHAMA TRIENNALE 2005 art festival Pre program | Installation art exhibition "Artist in House" (Yokohama, Japan)

 

2004 Architecture exhibition "Osaka Contemporary Theater Festival"(Osaka, Japan)

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