La professione di architetto e la crisi

Quanto è grave la crisi per gli architetti e quali segmenti della professione risultano più colpiti? In quale direzione sta andando il mercato e quale sarà il suo orientamento per il futuro?

Un tentativo di dare risposta a questi interrogativi nasce da un'analisi sul mercato della progettazione architettonica condotta dal CRESME per conto del Consiglio Nazionale degli Architetti, e che, nella prima fasi di raccolta dati si è avvalso della collaborazione sperimentale degli Ordini provinciali di Como, Milano, Treviso e Bari.

L'indagine si è svolta sottoponendo un questionario a un campione di 600 professionisti iscritti agli Ordini menzionati e verrà ripetuta ogni sei mesi, con l'obiettivo di tracciare una prima stima circa l'entità e la distribuzione della crisi, individuare i maggiori problemi che pesano sull'attività lavorativa, prevedere l'andamento futuro della professione.

I dati delle rilevazioni

I dati della crisi non sono del tutto scontati, ma va tenuto conto che stiamo parlando solo di 600 dei 145.000 architetti iscritti in Italia.

Mentre il 37% degli intervistati sente questo momento come il peggiore mai vissuto, c'è un 6,8% che a sorpresa dichiara di avere - nel 2010 - incrementato il proprio fatturato del 25%.

La recessione economica non avrebbe gli stessi effetti per tutti: una spaccatura divide chi vede prosperare la propria attività e chi assiste, invece ad un decremento delle entrate. Riassumendo dunque i dati: "un 40% soffre, un 35% si barcamena e un 25% cresce".

Nel complesso si assiste ad un innegabile contrazione della domanda, con un "crollo verticale" per la progettazione di nuove costruzioni residenziali. In ripresa, invece, il settore della riqualificazione del patrimonio esistente.

La diminuzione del lavoro non è, però, l'unica preoccupazione degli architetti: altro aspetto grave della crisi è la solvibilità del mercato, si dilatano, infatti i tempi di pagamento, che passano dai 100 giorni del 2008 ai 140 del 2010 per gli Enti pubblici, da 63 a 119 per le imprese e da 46 a 81 per i privati.

Tra le ansie espresse troviamo anche: le tariffe e gli stipendi in ribasso, gli adempimenti burocratici che pesano sempre più e, non ultima, la scarsa considerazione che l'architetto ha nella società. Risulta un problema anche la crescita di laureati attesa per i prossimi 10 anni, unitamente alla concorrenza degli ingegneri e alla scarsa attenzione alla tutela del territorio.

Lo scenario futuro

Quanto al futuro si prevede una segmentazione del mercato: accanto ad una domanda più tradizionale (perizie, collaudi, catasto, sicurezza, pratiche amministrative…) si farà strada il settore dell'innovazione, con al centro l'energy tecnology. La nuova domanda si indirizzerà anche verso il facility management e privilegerà i materiali innovativi e le nuove forme del processo edilizio. Non mancherà un'apertura dei mercati esteri.

Di fronte all'evoluzione del mercato, l'Osservatorio - pur riconoscendo all'architetto un difficile percorso, lancia un messaggio positivo: "nella maggior crisi si innesca una fase di innovazione", bisogna saperla fronteggiare andando incontro alle nuove richieste, muniti di nuove conoscenze.

Gli architetti, sembrano, comunque premunirsi: dai dati emersi si rileva che già il 51,5% degli intervistati sta investendo in know how.

di Mariagrazia Barletta architetto

Approfondimenti:
Il testo e la rassegna stampa su www.awn.it

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