Tirocinio formativo? Per non più di 6 mesi

le novità della Manovra bis

La Manovra bis (DLgs 138/2011) - ora all'esame della Camera dopo la grande modifica contenuta nel maxiemendamento che a Palazzo Madama ne ha variato pesantemente i contenuti - propone una riforma dei tirocini formativi e di orientamento non curriculari, stabilendo per essi una durata non superiore a 6 mesi.

Lo stage, finalizzato all'orientamento e all'ingresso nel mondo lavorativo non solo viene limitato nei tempi, passando da una durata massima di un anno a 6 mesi, ma vede ridursi anche il numero di possibili partecipanti: potranno usufruirne solo i neo-laureati e i neo-diplomati entro e non oltre i 12 mesi (prima erano 18) dal conseguimento del relativo titolo. Queste le sostanziali novità.

Aggiornamento del 16 settembre 2011
Tirocini, arrivano i primi chiarimenti. Dopo le novità introdotte dalla Manovra bis in tema di tirocini formativi ed in seguito alle polemiche che non hanno esitato a farsi sentire, ecco dal Ministero del Lavoro i primi chiarimenti, che, tra l'altro, mettono in guardia: ci saranno verifiche ispettive.

Tirocinio extra curriculare e curriculare

Cosa si intende per tirocinio formativo e di orientamento non curriculare, lo stabilisce la legge 196/1997 (legge Treu), che insieme al regolamento di attuazione (Decreto interministeriale n.142 /98) ha fino ad ora regolamentato il suo svolgimento. Si tratta di periodi di formazione - lavoro presso un Ente pubblico o un'azienda, rivolti a studenti e a neo-laureati e finalizzati alla conoscenza diretta del mondo del lavoro e quindi di orientamento. Non danno diritto ad una retribuzione ma è possibile ricevere un rimborso spese. Sono diversi da quelli curriculari, inseriti invece in un percorso didattico e per i quali si riconoscono dei CFU, ma questi non vengono modificati dalle nuove disposizioni.

Le polemiche sul provvedimento

Da più parti si legge preoccupazione per le limitazioni introdotte e piovono pesanti le critiche:

«Riteniamo che la norma prevista dal governo - spiega Simoncini assessore toscano al lavoro - sia, oltre che palesemente incostituzionale perché invade una competenza assegnata alle Regioni, anche fortemente limitativa per uno strumento che deve essere riportato alla sua funzione formativa, di arricchimento professionale. Una funzione che, proprio per questo, non può essere confinata ad un periodo ristretto quale quello successivo al conseguimento del titolo, ma deve potersi esplicare anche in altri momenti del percorso professionale».

La polemica sulla questione tirocini è diventata così forte che le Regioni si sono ribellate, ed alcune, tra queste la Toscana, hanno già preannunciato che faranno ricorso alla Corte Costituzionale e che andranno alla definizione di proprie leggi. (Fonte Asca).

Le riflessioni, i dati

Ma c'è da riflettere: in che misura uno stage - così come concepito - genera nuove opportunità e fino a che punto può essere considerato uno strumento abusato da imprese ed enti per ottenere diversi vantaggi tra cui: forza lavoro pressoché gratuita, persone tecnologicamente capaci, giovani menti inizialmente entusiaste?

«Se va avanti così, dovremo cambiare la Costituzione: "L'Italia è una Repubblica fondata sullo stage"», così commentava la situazione lavorativa dei giovani italiani prendendo spunto da alcune lettere ricevute dai lettori, il giornalista Beppe Severgnini in un articolo del Corriere della Sera. E si ha l'impressione che questa percezione del fenomeno stage sia comune e diffusa. Ma ecco i dati.

Nel 2010 sono 38.000 i giovani assunti a fine stage e i tirocini attivati ben 310.820. Dunque gli stagisti assunti sono solo il 12,3% del totale. Inoltre, il 32,1 % degli stagisti è laureato. Quanto agli studi professionali: 18.570 gli stage, 9% di assunzioni, 47,65% gli stagisti laureati. E' quanto emerge dai dati pubblicati da Unioncamere - Ministero del Lavoro e derivanti dal Sistema Informativo Excelsior 2011.

Se aggiungiamo che anche nel 2009 gli stagisti assunti erano un bel numero: 37.000, sembrerebbe che lo stage qualche effetto lo sortisca. Effetto che cresce di importanza considerando che la disoccupazione giovanile è arrivata quasi al 30%. Sicuramente potrebbe funzionare meglio e offrire maggiore sicurezza alle aziende ospitanti e soprattutto agli ospitati. Ma alla luce dei dati non si comprende perché non migliorarlo e potenziarlo invece di intervenire quasi esclusivamente riducendone l'accesso.

di Mariagrazia Barletta architetto

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