Classificazione del rischio e sismabonus: due i metodi per le valutazioni di architetti e ingegneri

Un metodo "tabellare" da poter utilizzare per il rafforzamento degli edifici in muratura e un altro basato sull'applicazione delle Norme tecniche per le costruzioni (Ntc) Il decreto del Mit che attiva il sismabonus dà ad architetti e ingegneri un ruolo ben preciso nel quadro della rinnovata detrazione fiscale: è loro il compito di valutare la vulnerabilità degli edifici in caso di terremoto e di classificarne il rischio, ai fini dell'ottenimento dei super-bonus.

Operazioni, queste, necessarie per ottenere i consistenti sconti fiscali introdotti dalla legge di Bilancio 2017 con il sismabonus, ossia la detrazione per interventi volti al miglioramento del comportamento degli edifici in caso di terremoto. Per ottenere, infatti, una detrazione maggiore del 50 per cento - che può arrivare a raggiungere l'80 per cento della spesa sostenuta (85 per cento per i condomìni) - è il professionista ad analizzare la condizione di vulnerabilità dell'edificio, a progettare l'intervento migliorativo e ad attestare l'efficacia dei lavori realizzati.

Otto classi di rischio e due metodi di classificazione

Il 28 febbraio il ministero delle Infrastrutture ha pubblicato il decreto che rende subito operativo il sismabonus, così come ridisegnato dalla legge di Bilancio 2017. E, nel farlo, ha definito le classi di rischio sismico, che vanno dalla A+ (minor rischio) alla G. Il professionista, attraverso una diagnosi dello stato di fatto, deve attribuire all'immobile una delle classi definite dal decreto e, una volta realizzato l'intervento, deve dimostrare che effettivamente si sia ottenuto un miglioramento del comportamento in caso di sisma, attestato dall'inclusione in una classe di rischio minore rispetto a quella di partenza.

Due le tipologie di analisi a disposizione dei tecnici: una convenzionale e l'altra semplificata. Due anche i parametri a cui si fa riferimento e che prendono in considerazione sia la sicurezza in caso di sisma che il danno economico derivante da eventuali terremoti a cui l'edificio può essere soggetto nel suo ciclo di vita. In ogni caso, non è facile applicare l'analisi al singolo appartamento, perché bisogna far sempre riferimento al comportamento strutturale dell'intero edificio in cui questo si colloca. Infatti, si legge nelle linee guida - «la classe di rischio associata alla singola unità immobiliare coincide con quella dell'edificio e, comunque, il fattore inerente la sicurezza strutturale deve essere quello relativo alla struttura dell'edificio nella sua interezza».

Il Sismabonus 2017
La legge di Bilancio 2017 ha stabilizzato la detrazione per interventi antisismici nella misura del 50 per cento fino al 2021, calibrandola anche in base al risultato conseguito in termini di maggiore sicurezza sismica. Se grazie ai lavori si riesce a scalare una classe di rischio, allora la detrazione spetta nella misura del 70 per cento (75 per cento nel caso di condomìni). Se il passaggio è di due classi di rischio allora si può detrarre l'80 per cento della spesa sostenuta (85 per cento per i condomìni).
Per tutti gli interventi che producono una riduzione del rischio sismico, pur senza consentire il passaggio a una classe minore, si applica lo sconto fiscale del 50 per cento.

Testo del decreto e linee guida:
Sismabonus: pubblicati il decreto e le linee guida Mit che lo rendono operativo da oggi

Il metodo semplificato

Il metodo semplificato, descritto nelle linee guida allegate al decreto del Mit, serve per una valutazione speditiva della classe di rischio. Vale per i soli edifici in muratura nel caso di interventi di rafforzamento locale, e può essere utilizzato per gli aggregati edilizi per i quali è difficile individuare un'unità strutturale. In particolare, in caso di rafforzamento locale e di utilizzo del metodo semplificato, è ammesso il passaggio di una sola classe di rischio.

Il metodo semplificato si basa sulla individuazione della tipologia di struttura muraria (a secco, in terra cruda, in pietra sbozzata, in pietra massiccia, in mattoni, etc..) e sul riconoscimento di eventuali difetti, carenze o degrado, incidenti sulla vulnerabilità. Tali informazioni sono poi messe in relazione con la pericolosità del sito in cui l'edificio si trova. L'incrocio immediato dei dati consente l'individuazione della classe di rischio.

Il metodo convenzionale

Il metodo convenzionale è applicabile a qualsiasi tipologia di costruzione e si basa sui metodi di analisi previsti dalle Norme tecniche delle costruzioni (Dm 14 gennaio 2008).

In ogni caso, il metodo convenzionale sarebbe da preferire: «l'attribuzione della classe di rischio mediante il metodo semplificato è da ritenersi una stima attendibile ma non sempre coerente con la valutazione ottenuta con il metodo convenzionale, che rappresenta, allo stato attuale, il necessario riferimento omogeneo e convenzionale», viene sottolineato nelle linee guida.

Per i capannoni industriali l'attribuzione della classe di rischio non è necessaria per ottenere il bonus del 70 per cento

Sui capannoni basta eseguire interventi locali di rafforzamento per ritenere che l'edificio abbia scalato una classe di rischio e non è necessaria l'attribuzione - pre e post intervento - della classe sismica. C'è, però, una condizione dettata dalle linee guida: è necessario eliminare precisi deficit, come le carenze nelle unioni tra elementi strutturali, o nelle connessioni tra tamponature esterne e strutture portanti degli edifici prefabbricati.

Mariagrazia Barletta

pubblicato il: