Si è appena conclusa anche la seconda settimana del Renzo Piano World Tour 2018, il viaggio di 40 giorni che toccherà 3 continenti alla scoperta delle architetture di Renzo Piano. Avevamo lasciamo Thomas, Ioanna e Ricardo a Parigi, e dalla capitale francese prende il via questa seconda parte che li vede protagonisti a Berlino e a Oslo.

La costante sensazione di vivere in un libro di architettura contemporanea si traduce in pensieri, schizzi, acquerelli e fotografie, ed è attraverso queste ultime che proviamo a raccontare le nuove tappe del lungo viaggio. Anche se le architetture e gli spazi visitati sono gli stessi, come nei disegni della prima settimana, ciascuno di loro coglie dettagli e aspetti differenti. 

Day 8 | ancora a Parigi

Il programma dell'ultimo giorno a Parigi è intenso: visita al recentissimo Palais de Justice a Batignolles - opera RPBW vincitrice dell'Équerre d'argent 2017 e candidata Les Green Solutions Awards 2018, e alle più datate Maison Ozenfant e La Roche di Le Corbusier. 

Si prosegue per la Louis Vuitton Foundation di Frank Gehry, la Foundation Cartier di Jean Nouvel e la chiesa Saint-François in rue Molitor di Callies e Duthilleul dove i cestini di vimini delle offerte hanno uno smartphone e un mini-terminale di pagamento per fare piccole donazioni con carta di credito.

Non manca una tappa alla Défense, il principale quartiere degli affari di Parigi, simboleggiato dalla Grande Arche dell'architetto danese von Sprecklsen  in asse con l'Arc de Triomphe e l'Arc du Carrousel ma consacrato all'umanità e agli ideali umanitari, invece che alle vittorie militari.

Next stop, Berlino.

by Thomas | RPBW, Nouveau Palais de Justice, Paris

chiesa Saint-François de Molitor, Paris

by Ricardo | Maison Ozenfant, Le Corbusier (1923)

by Ioanna | Grande Arche, La Défense

Day 9 | alla volta di Berlino

Neanche il Renzo Piano World Tour risparmia le levatacce. Sono le 4.30 del mattino quando i ragazzi si preparano per il viaggio in direzione Berlino: "Questo è il cammino", citazione di Bennato rievocata da Thomas. 

La prima tappa berlinese è dedicata al Museo Ebraico di Libeskind. "L'importante è l'esperienza che ne ricaviamo, l'interpretazione è libera" - scrive Ricardo. Questa è forse la prima architettura commemorativa incontrata dai ragazzi durante il viaggio, un museo che invita i visitatori in un percorso che evoca l'assenza della vita ebraica attraverso tre assi, il tutto tradotto in una struttura di cemento rivestita in lamiera di zinco "dove la luce, filtrando, vuole raccontare il tragico epilogo di un popolo" sottolinea Thomas.

"Agonia e paura attraverso intense linee a zigzag e tagli, oscurità e intensi momenti di luce. Assenza, vuoto e invisibilità attraverso vuoti e silenzio. Sono espressioni di esilio, emigrazione, morte e scomparsa della cultura ebraica".

by Thomas | D. Libeskind, Jewish Museum, Berlin

by Ioanna | D. Libeskind, Jewish Museum façade, Berlin

by Ricardo | Jewish museum. Memory void

Day 10 | Berlino dall'interno

Non solo architettura da osservare ma anche architettura da vivere, come la Philharmonie progettata da Hans Scharoun nel 1963 per vedere dal vivo "The Creation" di Joseph Haydn diretto dall'inglese Antonio Pappano.

Ma Berlino è anche la storia di una divisione, quella tra la parte est e quella ovest della città, oggi piena di "segni en plein air" che ne testimoniano le vicende. Ne sono esempio Topografia del Terrore progetto di Willms e Hallmann, occasione per riflettere sui crimini nazisti, e l'intervento di Eisenman, dove "ogni blocco di calcestruzzo lascia immaginare un tumulo o un ossario".

"Tra vuoti urbani e cicatrici, Berlino ha osservato il passato archeologicamente, interpretando tracce e segni come presupposti per il progetto" (Thomas).

by Ioanna | Philharmonie Berlin

by Ricardo | The wall. Topographie des terrors

by Ioanna | Jewish memorial. Peter Eisenman

by Thomas | F. Stella, Humboldt-Forum, Berlin

Day 11 | Berlino al dettaglio

È quando si parla di dettagli che l'occhio dei tre ragazzi si va a posare su particolari differenti della città.

Mentre Thomas riprende con attenzione il quartiere post moderno di Schützenstraße ad opera di Aldo Rossi costruito tra il 1995 e il 1997 e il suo rapporto con la città, Ioanna si concentra sul quartiere Hansaviertel, "un'area unica per il modernismo di Berlino".

Negli anni '50 il Muro non era ancora stato costruito, eppure la città era già divisa dai due sistemi politici dominanti, e la propaganda e la competizione erano in gran parte rese evidenti dall'architettura. 

by Thomas |  A. Rossi, Quartier Schützenstraße, Berlin

by Ioanna | Kath. Kirchengemeinde St. Laurentius, by Willy Kreuer

Day 12 | direzione  Oslo

Con l'immagine della cupola del Reichstag e di Postdamer Platz, si riparte tracciando una linea nel cielo verso Oslo. Anche l'aeroporto è un'architettura interessante, dove legno, metallo e vetro sono assemblati organicamente dal progetto di G. Stokke in un connubio di qualità e dettaglio.

Oslo è fatta di «verde, mare, cioccolato e 28°»

by Ioanna | Berlin, Reichstag Dome by Foster

by Ioanna | Renzo Piano Office Building, Potsdamer Platz

by Thomas | G. Stokke, Oslo Airport, Gardermoen, Oslo

Day 13 | la dimensione di Oslo

Arrivare a Oslo è un po' come entrare in un'altra dimensione, una realtà differente dalle precedenti tappe di Parigi e Berlino con "baie, isole, crinali, guadi e tanto verde capace di ispirare il più meraviglioso dei Valhalla".

Tra le architetture visitate, l'Opera House (2008) progettata da Snøhetta sulla riva del fiordo, che - scrive Thomas - ricorda il Guggenheim, con la differenza che il rivestimento è in legno, mentre il pavimento, costituito da pezzi unici in marmo di Carrara, ricorda il lavoro di Pikionis. Raggiunto il tetto, l'Acropli è pulita da ogni ornamento. L'Astrup Fearnley Musset (2012) di Renzo Piano, che "come il Beauborg genera una grande piazza, comprendendo l'idea del museo come un luogo sociale dove le persone si incontrano per scambiare idee lontano dal tradizionale concetto elitario di museo". (Ricardo).

E a seguire lo Ski Jump (2011) di JDS Architects che riunisce in un unico edificio tutti i servizi necessari per lo skijump del campionato del mondo.  "La pista che conferisce all'edificio la sua particolare forma, ma anche i posti per gli spettatori, lo spazio per gli atleti, il museo dello sci, due caffè e altri spazi sono inclusi nel complesso. L'edificio, rivestito con una maglia di acciaio inossidabile, si innalza per 58 metri nell'aria consentendo una vista mozzafiato sul panorama norvegese dall'alto". (Ioanna)

by Ricardo | Snøhetta, Opera House, Oslo 

by Ioanna | Astrup Fearnley Musset, Renzo Piano Building Workshop: RPBW Architects

by Ricardo | Oslo Ski Jump, JDS Architects

Day 14 | Oslo last day

Ultimo giorno a Oslo. Si parte per un lungo viaggio. Direzione Sidney.

di Elisa Scapicchio

#RPWT.2018 - Renzo Piano World Tour Award 2018

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