Regime dei minimi (forfettario): come funziona la deducibilità dei contributi Inarcassa

Se un professionista applica il regime forfettario, i contributi previdenziali possono essere considerati un onere deducibile? E, quali contributi possono essere portati in deduzione? A spiegarlo è il dottor Giovanni Cretella, di Andersen Tax & Legal Italia, in un utile video realizzato per la Fondazione  Inarcassa

Con la legge di Bilancio 2019 - va ricordato - è stata allargata in maniera consistente la platea dei potenziali beneficiari del cosiddetto regime forfettario, ossia il regime agevolato con imposta sostitutiva unica al 15 per cento. Più nel dettaglio, per i professionisti la soglia di reddito che ne consente l'accesso è stata più che raddoppiata, passando da 30mila a 65mila euro.

I contributi previdenziali deducibili

«Per il professionista forfettario, non è possibile portare in deduzione le spese inerenti la propria attività», sottolinea il dottor Cretella. «C'è un'unica eccezione a questa regola - aggiunge -, ed è proprio legata ai contributi previdenziali pagati dal professionista alla propria cassa di previdenza». Ad essere deducibili, però, sono solo i contributi previdenziali obbligatori per legge, per questo - spiega - «dal reddito forfettario sono deducibili il contributo soggettivo e il contributo di maternità. Non sono deducibili il contributo facoltativo perché non è obbligatorio per legge e non è nemmeno deducibile il contributo integrativo perché non ha la finalità di accrescere la pensione che percepirà successivamente il libero professionista».

Come si calcolano le imposte, considerati i contributi previdenziali

I professionisti che aderiscono al regime forfettario - va ricordato - determinano il reddito imponibile applicando all'ammontare dei compensi percepiti il coefficiente di redditività, pari al 78 per cento. Significa che il 22 per cento dei compensi viene considerato come spesa e non concorre al calcolo delle imposte. Ecco perché le spese legate all'esercizio dell'attività non sono deducibili: vengono calcolate implicitamente applicando il coefficiente di redditività (da qui il nome di regime forfettario).

Ad esempio, immaginando che un professionista abbia in un anno solare percepito compensi per 20mila euro, il reddito imponibile sarà pari a 15.600 euro. Dal reddito così determinato sono deducibili il contributo soggettivo e quello di maternità versati nel periodo d'imposta. Sottratti tali contributi, si calcolano le imposte da pagare applicando l'aliquota fissa del 15 per cento.

LA FORMULA
Imposta netta = 0,15 * [(Compensi percepiti * 0,78) - (contributi integrativo + maternità)]
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Condizioni di accesso al regime

Tra le novità introdotte dalla legge di Bilancio 2019, vi è la semplificazione delle condizioni di accesso al regime. Vengono cancellate in particolare due condizioni in vigore fino al 2018. Viene meno il limite annuo di spesa per dipendenti e collaboratori (compresi quelli a progetto), che la legge del 2015 aveva fissato a 5mila euro (lordi). Anche la soglia relativa all'acquisto di beni strumentali, che era pari a 20mila euro l'anno, viene annullata. (Si veda l'articolo: Regime dei minimi o forfettario: ecco come cambia nel 2019 con la legge di Bilancio).

di Mariagrazia Barletta

Per approfondire l'argomento "deduzione dei contributi previdenziali" si rimanda all'esaustiva video-intervista al dottor Giovanni Cretella

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