La Fondazione Golinelli cresce con l'incubatore G-Factor firmato diverserighestudio

Ieri, a Bologna, il taglio del nastro del nuovo spazio dedicato a realtà imprenditoriali emergenti

Diventare, entro i prossimi tre anni, uno tra i più importanti centri di riferimento per l'innovazione in Europa. È questo l'obiettivo a cui punta la Fondazione Golinelli. Un programma ambizioso che trova espressione nell'architettura. Ieri nella cittadella di Bologna sono stati inaugurati nuovi spazi che vanno a raddoppiare le aree di lavoro. L'ampliamento, firmato da diverserighestudio, alberga G-Factor, l'incubatore e acceleratore della fondazione, e numerose attività mirate alla ricerca e al trasferimento tecnologico, tra cui il Competence Center Bi-Rex di Industria 4.0.

Allo studio di Simone Gheduzzi, Nicola Rimondi e Gabriele Sorichetti erano state affidate la progettazione e la relizzazione dell'Opificio Golinelli, inaugurato nel 2015 e nato dalla riqualificazione di uno spazio industriale di 9mila metri quadri, che oggi ospita laboratori, aule didattiche, spazi per esposizioni e workshop, e un grande auditorium. Quegli spazi oggi arrivano a coprire un'area di 14mila metri quadri, grazie all'apertura, nel 2017, degli spazi espositivi e di sperimentazione (700 metri quadri) del Centro Arti e Scienze Golinelli progettato da Mario Cucinella Architects, e ora, all'apertura del G-Factor.

Opificio Golinelli, progetto di diverserighestudio. Fotografia di © Giovanni Bortolani

La Fondazione nasce a Bologna nel 1988 per volontà dell'imprenditore e filantropo Marino Golinelli. Oggi è un esempio - unico in Italia - di fondazione filantropica privata, ispirata ai modelli anglosassoni e pienamente operativa. L'Opificio Golinelli è una sorta di ecosistema aperto che integra in modo coerente le attività di educazione, formazione, ricerca, trasferimento tecnologico, incubazione, accelerazione, venture capital, divulgazione e promozione delle scienze e delle arti.

Il progetto G-Factor: uno spazio ad alta adattabilità

G-Factor ha come scopo la formazione della cultura d'impresa in tutti i settori. L'obiettivo è erogare servizi che possano creare un'imprenditorialità ad alto contenuto innovativo, scientifico e tecnologico.

«È stato pertanto immaginato come uno spazio mutevole, che possa modificare la propria dimensione interna - sia in orizzontale che in verticale - assorbendo il percorso di crescita e di presa di autonomia delle aziende che via via si insedieranno. Uno spazio ad alta adattabilità, capace di essere ripensato di volta in volta per dare spazio a nuove, altre attività imprenditoriali. Per questo è stato fondamentale valorizzare il vuoto e dotarlo di supporti tecnologici che permettessero, assieme a dispositivi di arredo mobili, una sempre nuova configurazione», spiga la Fondazione in una nota.

Vista di insieme dalla via Emilia, in trasparenza la hall di ingresso, Paris Render

Vista interna degli spazi comuni, sullo sfondo i percorsi distributivi su due livelli, Paris Render

«Lo spazio interno è composto da una grande "serra connettiva" - infrastruttura della mobilità e pensata per essere percorsa anche da robot - dalla quale si giunge a quattro cluster di lavoro adattabili, di pari dimensioni, due al livello terra e due al primo livello (circa 472mq e 600mq), configurati in modo da poter essere suddivisi in singoli slot di produzione tramite un sistema di partizioni mobili in arredo per garantire la massima flessibilità alle esigenze di sviluppo e adattamento delle imprese ospitate. Grande attenzione è stata riservata al tema della luce diffusa e allo studio sui colori, che stimolano la creatività delle persone, favorendo contemporaneamente la riduzione dei tempi di apprendimento e di produzione».

Vista interna del piano primo, particolare degli spazi di lavoro adattabili, Paris Render

«Questa architettura, metafora di una città complessa, si è cimentata nello sperimentare la progettazione delle forme nel tempo - spiega Simone Gheduzzi di diverserighestudio. - Abbiamo superato la consolidata idea moderna di uno luogo finito e non modificabile a favore della facoltà di adattarsi delle imprese ad uno spazio in continuo divenire».

«In G-Factor si rispecchia e riassume al contempo un'idea forte, una progettualità che vuole mettere insieme e ibridare il momento della formazione, quello dell'alta ricerca, quello relativo ai rapporti tra arte e scienza e ora, infine, il punto di passaggio dove formazione e ricerca diventano impresa», aggiunge Andrea Zanotti, presidente di Fondazione Golinelli dal 2016.

Uno spazio per startup

Lo spazio accoglierà nelle prossime settimane le start-up selezionate da un team di scienziati ed esperti di impresa, innovazione, trasferimento tecnologico e finanza tra i 124 progetti che hanno partecipato (tra linea junior e linea senior) alla Call for Ideas & Start-up First Edition 2018 Life Science Innovation, il primo bando di G-Factor, per progetti di innovazione e nuove imprese del settore delle scienze della vita. 

Fondazione Golinelli rivendica con G-Factor la proposta di un modello inedito rispetto a quelli importati dal mondo anglosassone, pensato per la realtà italiana ed europea: per questo primo bando, nell'ambito di un programma pluriennale, che ha ricevuto candidature anche dall'estero (Francia, Spagna, UK, Danimarca, Germania, USA) è stato stanziato 1 milione di Euro.

«Queste risorse non sono grant a fondo perduto o strumenti finanziari e/o di debito - dichiara Antonio Danieli, Direttore generale di Fondazione Golinelli e CEO di G-Factor - ma sono destinate ad essere convertite in percentuali di equity, così che G-Factor diviene socio di minoranza delle start-up stesse coadiuvandole nella ricerca di nuovi finanziatori e nello sviluppo successivo del proprio business. Inoltre le risorse messe a disposizione per ogni start-up sono superiori alla media degli incubatori nel segmento di riferimento e alle risorse finanziarie è affiancata la formazione imprenditoriale dei team con il percorso di nove mesi, in parte personalizzato, denominato G-Force che si basa sull'esperienza trentennale della Fondazione nel settore. Infine G-Factor gode del vantaggio competitivo di inserirsi nell'ecosistema integrato di Opificio Golinelli, unico ad oggi in Italia nel suo genere».

di Mariagrazia Barletta

 

Centro Arti e Scienze Golinelli, progetto di Mario Cucinella Architects, fotografia di © OKNOstudio 

Centro Arti e Scienze Golinelli, progetto di Mario Cucinella Architects, fotografia di © OKNOstudio

Opificio Golinelli, progetto di diverserighestudio, fotografia di © Giovanni Bortolani

Opificio Golinelli, progetto di diverserighestudio, fotografia di © Giovanni Bortolani

Opificio Golinelli, progetto di diverserighestudio, fotografia di © Giovanni Bortolani

 

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