A L'Aquila la scuola post-sisma firmata Franciosini è ispirata al tessuto urbano, fatto di slarghi, piazze, stradine

Una scuola immersa nel verde, con vista sulla catena montuosa del Gran Sasso, basata su un'articolazione dello spazio estremamente variegata e dinamica, che prende spunto dal tessuto urbano, tipicamente costituito da stradine, slarghi e piazze. È la cordata guidata da Luigi Franciosini ad aggiudicarsi il concorso internazionale di progettazione che il Comune dell'Aquila aveva bandito, sulla piattaforma Concorrimi dell'Ordine degli Architetti di Milano, per realizzare una nuova scuola in località Gignano.

Folto il team di professionisti che affianca l'architetto e professore alla facoltà di Architettura dell'Università Roma Tre, composto da: Lucila Castañeda Aller, Cristina Casadei, Laura Calcagnini, Adolfo Francesco Lucio Baratta, Alessandro Vittorio Bergami, Antonio De Paolis, Marta Faienza, Fabrizio Finucci, Sofia Franciosini, Raffaele Vincenzo Graziano e Roberto Salucci.

La scuola è destinata a sostituire, con un unico complesso, le scuole d'infanzia ed elementari di Torretta, Sant'Elia e Gignano, seriamente danneggiate dal sisma del 2009.

La scuola nasce dalla forma del suolo e guarda all'architettura rurale come riferimento

In un luogo dove il tessuto della città si dissolve per lasciare spazio al paesaggio naturale, seppur spoglio, il riferimento per la nuova architettura sono le testimonianze della cultura materiale espressione della civiltà agro-pastorale. Dunque: i muri a secco, i terrazzamenti, i recinti, le architetture rurali «mimetiche, sobrie e razionali, acquattate e rarefatte nella dimensione solenne e severa del territorio montano». Così si legge nella relazione con la quale i progettisti spiegano il percorso ideativo seguito.

Inoltre, la forma dell'architettura nasce dalla conformazione del suolo. Il complesso scolastico, mediante puntuali operazioni di rimodellazione del suolo si adegua alle condizioni del luogo: alla topografia, alle classi di pendenza, all'orientamento eliotermico, alle visuali, alle condizioni di accessibilità.

Spazi aperti come luoghi di coesione sociale

Il progetto prevede anche un'ampia piazza modellata da rampe e da cordonate, un luogo pubblico destinato alla comunità. A caratterizzare il progetto è proprio un sistema di spazi aperti, pensati per accogliere e per mettere in relazione le diversi parti del complesso: la scuola materna, la scuola elementare, i servizi collettivi, la mensa e la palestra. 

Gli spazi interni come slarghi, piazze e strade

«L'atrio - scrivono i progettisti - rappresenta il luogo d'origine di una lunga e articolata esperienza spaziale che, una volta attraversata la soglia, scorre tra strade, piazze, slarghi, stanze e giardini della scuola».

All'interno, spazi articolati sono pensati per favorire l'apprendimento e per stimolare le esperienze formative individuali, di coppia, di gruppo e in generale della comunità, studentesca e non, che frequenterà gli spazi. In un'organica conformazione planimetrica ed architettonica, vengono fusi insieme due diversi modelli organizzativi: da un lato il modello fondato sul sistema ad aula con giardino; dall'altra modello dei cluster

«Con l'obiettivo di rimuovere rigidezze e separazioni - scrivono ancora i progettisti - le due impostazioni si collegano, accostandosi l'un l'altra, integrandosi in un unico sistema articolato, aperto, dinamico, vivace, assimilabile spazialmente ad un tessuto urbano, fatto di slarghi, piazze, strade, giardini e stanze. Una concezione in cui luoghi e spazi convergono in un virtuale luogo centrale: la promenade architecturale che si distende lungo la direttrice maggiore, dal quale si diramano diverticoli e appendici (visualmente e fisicamente connessi l'un l'altro) dove le diverse attività (individuali e di gruppo), possono, in una condizione spaziale dinamica e fortemente differenziata, assicurare la pluralità dei momenti d'apprendimento della scuola».

di Mariagrazia Barletta

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