Abitare le periferie, pubblicato il Dm per l'avvio del maxi-piano per la rigenerazione

Ridurre il disagio abitativo e rivitalizzare il tessuto socio-economico delle periferie. Il tutto facendo perno sull'edilizia residenziale pubblica. È al nastro di partenza il «Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare» del governo, istituito con la legge di Bilancio 2020. Il decreto dei ministeri delle Infrastrutture, dell'Economia e dei Beni culturali che avvia il programma è stato pubblicato oggi 16 novembre sul sito del Mit. Attivo anche il sito dedicato, all'indirizzo qualitabitare.mit.gov.it.

Il programma - va ricordato - conta su 853,81 milioni di euro, distribuiti tra il 2020 e il 2033. Ed è teso alla rigenerazione di tessuti e ambiti urbani particolarmente degradati e carenti di servizi. Il 34 per cento delle risorse complessive sarà prioritariamente destinato a interventi nel Mezzogiorno.

Con il Dm si dà avvio alla selezione dei progetti da ammettere al finanziamento. Le regioni, le città metropolitane, i comuni sede di città metropolitane, i comuni capoluoghi di provincia, la città di Aosta e i comuni con più di 60mila abitanti potranno presentare proposte.

Aggiornamento ore 21. Il Dm interministeriale è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 285 del 16 novembre 2020

Il Dm sulla qualità dell'abitare

Valutazione dei progetti da parte dell'Alta commissione

Le proposte saranno valutate dall'«Alta commissione», istituita presso il Mit, che per legge è composta da sei rappresentanti del Mit, di cui uno con funzioni di presidente e altri sei membri in rappresentanza della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dell'Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci); del Viminale, del Mibact, del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Cinque le linee d'azione

In particolare, le strategie di rigenerazione delle proposte devono essere riconducibili a cinque linee d'azione:

  • riqualificazione e riorganizzazione del patrimonio destinato all'edilizia residenziale sociale e incremento dello stesso;
  • rifunzionalizzazione di aree, spazi e immobili pubblici e privati anche attraverso la rigenerazione del tessuto urbano e socioeconomico e all'uso temporaneo;
  • miglioramento dell'accessibilità e della sicurezza dei luoghi urbani e della dotazione di servizi e delle infrastrutture urbano-locali; 
  • rigenerazione di aree e spazi già costruiti, soprattutto ad alta tensione abitativa, incrementando la qualità ambientale e migliorando la resilienza ai cambiamenti climatici anche attraverso l'uso di operazioni di densificazione;
  • individuazione e utilizzo di modelli e strumenti innovativi di gestione, inclusione sociale e welfare urbano nonché di processi partecipativi, anche finalizzati all'autocostruzione.

Obiettivi cardine: sostenibilità e rigenerazione del tessuto socio-economico

I progetti, è specificato nel decreto interministeriale, devono puntare su soluzioni durevoli per la rigenerazione del tessuto socio-economico, sul miglioramento della coesione sociale, sull'arricchimento culturale e sulla qualità dei manufatti, dei luoghi e della vita dei cittadini.

Gli interventi devono essere sostenibili e non devono comportare consumo di suolo, fatte salve le eventuali operazioni di densificazione. Gli interventi devono inoltre essere coerenti con i contenuti del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e devono perseguire il modello urbano della città intelligente, inclusiva e sostenibile. 

Sono ammesse anche aree non periferiche se interessate da situazioni di disagio abitativo e socioeconomico. Le proposte devono includere, tra l'altro, soluzioni ecosostenibili, elementi di infrastrutture verdi, nature based solutions, interventi di de-impermeabilizzazione e potenziamento ecosistemico delle aree.

Contributo massimo di 15 milioni per ogni progetto

Il contributo massimo riconoscibile per ogni proposta ammessa a finanziamento è di 15 milioni di euro. Sono ammesse a finanziamento le spese tecniche di progettazione, di verifica, validazione, direzione dei lavori, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, collaudo, relative alla realizzazione dell'intervento oggetto della proposta e previste nel quadro economico. 

Lo scadenziario si attiva con la pubblicazione del decreto interministeriale nella Gazzetta ufficiale. In particolare, le proposte di finanziamento vanno trasmesse entro e non oltre 120 giorni dalla data di pubblicazione del Dm nella «Gazzetta».

di Maragrazia Barletta

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