Operare per il bene comune genera condivisione, appropriazione e rispetto del luogo, e crea un piccolo miracolo: la comunità, sempre pronta a rispondere generosamente se interpellata disinteressatamente, comprende il progetto, partecipa e vi si riconosce. Si nasconde tutto questo, ed ancora di più, dietro il progetto che il G124 ha portato avanti fattivamente a Padova, nonostante gli ostacoli imposti dall'emergenza Covid.

Guidati da Edoardo Narne, professore di progettazione architettonica all'Università di Padova, Debora Formentin, Maria Francesca Lui, Rodolfo Morandi e Marco Pittarella, giovani borsisti del G124, il gruppo di lavoro impegnato sui luoghi marginali delle nostre città per volontà di Renzo Piano, hanno ridisegnato il cuore del Parco dei Salici nel quartiere Guizza, ultima propaggine della città verso sud.

È terminato il padiglione per eventi circondato da 167 nuovi alberi, tra aceri campestri, frassini e carpini bianchi e altrettante sedute, frutto di un accurato progetto che ha coinvolto molteplici attori, trovando nel Comune e in particolare nell'assessore al Verde, Chiara Gallani, e nel presidente della consulta di quartiere, Dario Da Re, un supporto indispensabile per la realizzazione e la progettazione, nonché il giusto impulso e sostegno per operare in un'area bisognosa di attenzioni.

Radura, bosco urbano e padiglione realizzati in tre settimane

«Per il nostro progetto era fondamentale creare un riparo, una sorta di palco, di spazio per eventi che potesse accogliere momenti di socialità all'interno del parco. Abbiamo scelto un disegno semplice e optato per una micro-architettura leggera, che si rendesse riconoscibile pur mantenendo un dialogo armonico con la natura del parco», racconta Debora Formentin. «Geometria e dimensioni derivano dalle funzioni possibili, richieste dai cittadini che abbiamo interpellato attraverso un questionario», aggiunge Marco Pittarella. La scuola che sorge accanto al parco ha richiesto un'aula all'aperto; la vicina scuola di musica potrebbe utilizzare la struttura per spettacoli. Il padiglione potrebbe diventare la succursale all'aperto del cinema di quartiere o anche funzionare da riparo per la pratica dello yoga. 

E poi il materiale: il legno (il padiglione è in legno lamellare di abete). «Naturale, ma anche rinnovabile. La nostra azione si basa anche sul principio di rigenerare, con la piantumazione di nuovi alberi, la materia consumata», riferisce Maria Francesca Lui. Il progetto che strizza un po' l'occhio anche ai tanto amati padiglioni della musica delle piazze dei piccoli centri veneti e soprattutto del Trentino Alto Adige, si inserisce in una geometria ellittica disegnata proprio dai 167 nuovi alberi. Gli alberi, piantati mentre si costruiva il padiglione (terminato in sole tre settimane) formano dunque una radura di forma ellittica, un tributo a Prato della Valle, la grande piazza verde della città veneta.

«Rispetto alla geometria circolare, che avevamo considerato inizialmente, quella ellittica ci dà una possibilità in più, ossia quella di sfruttare uno dei due fuochi che è uno dei punti importanti e di tensione di questa geometria, lasciando un vuoto considerevole che per dimensioni e forma è perfetto per accogliere i diversi eventi che si svolgeranno in quel luogo», tiene a precisare Edoardo Narne. È proprio su uno dei fuochi che è stato posizionato il padiglione. Oltre all'illuminazione, nei prossimi giorni sarà sistemata la recinzione e realizzato l'impianto di irrigazione a goccia.

Il legno per il padiglione, insieme alla manodopera per il montaggio sul posto, è stato generosamente offerto dall'azienda Bertani Legno, che ha messo a disposizione anche il suo know-how. iGuzzini ha invece offerto i Led per il padiglione e i lampioni che andranno ad illuminare il parco. Per le fondazioni  ha dato il suo contributo la ditta locale, Ramigni. I calcoli strutturali sono stati eseguiti dall'ingegnere Andrea Dal Cortivo

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La progettualità sta anche nel guidare le fasi di sviluppo e crescita

«Quest'anno trovandoci a buon punto con il progetto, a cinque mesi dalla conclusione dell'esperienza annuale del G124, possiamo concederci il lusso di prenderci cura del progetto realizzato. Lo abbiamo visto nascere e ora possiamo farlo crescere, almeno nella prima fase di vita, quando potranno essere organizzati i primi eventi. Sarà importante per costruire l'affezione verso il luogo da parte delle persone che nei prossimi anni organizzeranno attività rendendo vivo il parco», riferisce Narne. «Il progetto - precisa il professore - è fatto di disegni, di calcoli, di realizzazione, ma in questo caso si esplica anche in un'altra azione, che consiste nell'accompagnare la prima fase di crescita». Anche in questo caso, un ruolo attivo lo avranno naturalmente l'amministrazione e la consulta di quartiere.

Solidarietà elemento chiave, grazie a crowdfunding e sostenitori

Il progetto (quando il lockdown ha concesso tregue) ha coinvolto cittadini, associazioni e la vicina scuola, che sono stati prima interpellati, grazie anche ad un questionario costruito ad hoc, e poi attraverso una campagna di crowdfunding hanno adottato un albero e la relativa seduta, diventandone i custodi. Non solo: hanno realizzati loro stessi i tutori-seduta in giornate simili ad una festa, affiancati da trenta ragazzi dello Iea Made, ossia studenti della facoltà di Ingegneria Edile - Architettura dell'Università di Padova. I tutori degli alberi sono infatti anche sedute, il cui disegno si ispira alla poltrona Willow (salice in inglese), progettata nel 1904 - per il locale «Willow Tea Room» di Glasgow - dal maestro Charles Rennie Mackintosh. 

«Questa particolare progettualità ha beneficiato dell'alto grado, istintivo quasi, di solidarietà che hanno le persone, soprattutto quando sono in difficoltà», ragiona Narne facendo una sorta di bilancio, seppur anticipato, del lavoro del G124 2020. «Quando si affrontano questi progetti - continua il professore - si deve pensare che è possibile incentivare il desiderio delle persone di lavorare a progetti condivisi. Si tratta di aspetti intangibili, che però se entrano a far parte del progetto portano a dei risultati incredibili, finendo col contare più delle risorse economiche». È chiaro che il coinvolgimento ha sviluppato anche un senso di appartenenza al luogo, di comunità e affezione al progetto in quanto frutto di un'azione fatta per il bene comune.

I borsisti, come gli altri del G124 2020, hanno inoltre potuto contare sulla collaborazione di Stefano Mancuso, scienziato e massimo esperto di neurobiologia vegetale, docente all'Università di Firenze e direttore dell'International laboratory of plant neurobiology (Linv). Il progetto ha inoltre beneficiato delle generosità di sponsor e di consulenti che hanno dato un contributo fondamentale. Paolo Semenzato professore del Tesap (Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali) dell'Università di Padova ha supportato i progettisti nella scelta delle specie arboree, apportando al progetto competenze specifiche. Paolo Trivellato, tecnico comunale, si è occupato della direzione dei lavori.

Gallani (assessore al Verde): «Il Parco? Un foglio bianco da riscrivere» 

Il Parco dei Salici «è nato circa una quindicina di anni fa. È un parco molto giovane, per quanto grande, e importante per il quartiere Sud. È nato per stralci, ma essendo giovane non aveva ancora realizzato una sua identità. C'erano stati dei progetti partecipativi, che avevano anche portato delle idee nuove, poi non realizzate nello specifico. Dunque un parco giovane e libero, ossia con poche attrezzature», racconta l'assessora comunale al Verde, Chiara Gallani. «Già prima della mia candidatura, attivandomi sul tema del verde, con la mia coalizione avevamo studiato la questione e ci eravamo resi conto che il parco non era un centro di attività pensate, organizzate, non c'erano iniziative. Mi era chiaro che era un parco spoglio, per quanto bello, che non veniva ancora sentito dal quartiere. Era un foglio bianco, per cui ci si poteva mettere in gioco».

Così è stata proprio l'assessora a suggerire al G124 di occuparsi del Parco dei Salici. L'impegno è andato anche oltre la radura, il bosco urbano e il padiglione, prevedendo una sistemazione anche dell'area nord del parco, che comprende, tra l'altro, la piantumazione di altri alberi e un'area pic-nic. Il progetto di G124 e Comune è stato già sviluppato anche per la parte nord e, nella sua interezza (parte nord e sud) è supportato da uno stanziamento comunale di 113mila euro, già deliberato, riferisce ancora Gallani.

Ora rendere il parco vivo «è la sfida più grande», aggiunge l'assessora. «Realizzato il progetto con l'infrastruttura verde, bisogna lavorare sull'identità e sulle attività. Su questo ci siamo già attivati, coinvolgendo tutti gli attori del territorio, tra cui le associazioni e la consulta. Ragioniamo sulle prime attività e, guardando ormai alla prossima primavera, iniziamo a calendarizzarle pensando ad iniziative settimanali. È possibile che l'esito finale - non so se riuscirò a farlo io nel mio mandato - potrebbe diventare un bando di gestione», chiosa l'assessora. 

Dario Da Re (consulta di quartiere): «Un progetto molto sentito»

«Grazie a Piano, ai ragazzi e al tema scelto, questo progetto è molto sentito nel quartiere». «A darne prova è anche il fatto che il finanziamento dei tutori-seduta si è concluso in sole due settimane». A parlare è Dario Da Re, presidente della consulta di quartiere che ha fatto da amplificatore dell'azione del G124 nel quartiere. 

«Ce ne sono tante di associazioni che ruotano intorno al parco con varie attività, ce ne sono a decine che hanno già chiesto insistentemente come poter utilizzare il padiglione. Il fatto che ora si stia portando anche l'illuminazione, non solo nel padiglione, ma anche nel parco, rende il luogo ancor più attrattivo e utilizzabile in orario serale, in quanto non è vicino alle abitazioni», riferisce ancora Da Re.

«C'è attesa - aggiunge - e le associazioni hanno molte iniziative in mente. Ci sono tantissimi progetti, noi li andremo a raccogliere tutti anche per capire qual è l'idea di utilizzo per il padiglione. Ce ne sono anche alcuni già presentati quest'anno, si tratta di progetti culturali, di aggregazione sociale, etc.., ma va anche confrontata la sostenibilità rispetto anche alle limitazioni date dai vari Dpcm».

«Effettivamente quella che è stata realizzata è una piccola opera d'arte che si presta a usi molteplici. Di positivo c'è inoltre da rilevare che, pur essendo non adiacente alla via centrale, il luogo è molto frequentato perché è limitrofo alla parrocchia principale, al complesso scolastico principale, è al fianco di una polisportiva, è vicino alla biblioteca, vicino al centro amministrativo del quartiere. Dunque si presta bene a diventare un polo di aggregazione. È chiaro che il ruolo delle associazioni sarà fondamentale. Ora dire se verrà fatto un bando o se ci sarà la collaborazione di più associazioni è ancora prematuro, ma noi abbiamo esempi, nel quartiere, di gestione comune, attraverso la consulta, di spazi che vengono gestiti da più associazioni in contemporanea», chiosa Da Re.

IL VIDEO - PROVE DI ACUSTICA

Violoncellista: Marco Narne

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