In "Gazzetta" il Dpcm che sblocca il Piano di rigenerazione urbana da 8,5 miliardi

Occorre ora un Dm del Viminale per la procedura informatizzata che consenta ai Comuni di inviare le candidature

Oltre al «Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare» del ministero delle Infrastrutture, la legge di Bilancio 2020 prevedeva un altro piano per la rigenerazione urbana, da ben 8,5 miliardi. Tale programma, volto alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale, viene ora sbloccato da un atteso Dpcm, che stabilisce i criteri e le modalità per l'assegnazione dei contributi ai Comuni.

Risorse che la legge di Bilancio - va ricordato - ha così ripartito: 150 milioni di euro per l'anno 2021, 250 milioni di euro per l'anno 2022, di 550 milioni per ciascuno degli anni 2023 e 2024 e di 700 milioni per ciascuno degli anni dal 2025 al 2034.

Il Dpcm è firmato dal sottosegretario di Stato Fraccaro per conto dell'ex premier Conte. È stato messo a punto dunque dal precedente Esecutivo. Per effetto del Dl Agosto che ne aveva prorogato l'emanazione di sei mesi, il Dpcm avrebbe dovuto vedere la luce entro lo scorso 30 settembre 2020.

Il DPCM

Applicazione in via sperimentale, atteso Dm del Viminale

Il Dpcm si applica in via sperimentale per il triennio 2021-23 e definisce anche le modalità di utilizzo dei ribassi d'asta, di monitoraggio delle risorse assegnate, di rendicontazione e di verifica, nonché le modalità di revoca, recupero e riassegnazione delle somme non utilizzate. Occorre però un ulteriore decreto, questa volta del Viminale, che, entro 30 giorni dalla pubblicazione del Dpcm, approvi il modello di presentazione della domanda informatizzato con il quale i comuni richiederanno i contributi.

Possono accedere alle risorse i comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti, non capoluogo di provincia, ed i comuni capoluogo di provincia o sede di città metropolitana. L'accesso ai contributi deve fare i conti con dei limiti massimi attribuibili a ciascun comune. Sono finanziabili uno o più interventi entro il limite di 5 milioni di euro per i comuni con popolazione da 15mila a 49.999 abitanti; tale limite raddoppia a 10 milioni per i comuni con popolazione da 50mila a 100mila abitanti; infine, sale a 20 milioni di euro per i comuni con popolazione superiore o uguale a 100.001 abitanti e per i comuni capoluogo di provincia o sede di città metropolitana.

Sono finanziabili singole opere pubbliche o insiemi coordinati di interventi pubblici anche ricompresi nell'elenco delle opere incompiute. Possono essere coperte inoltre anche le spese di progettazione esecutiva se comprese nel quadro economico dell'opera da realizzare.

Gli interventi che hanno accesso ai contributi

Tre le categorie di intervento che possono accedere alle risorse.

La prima ingloba la manutenzione per il riuso e rifunzionalizzazione di aree pubbliche e di strutture edilizie esistenti pubbliche per finalità di interesse pubblico. È compresa la demolizione di opere abusive realizzate da privati in assenza o totale difformità dal permesso di costruire.
La seconda riguarda il miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale, anche mediante interventi di ristrutturazione edilizia di immobili pubblici. Gli interventi devono fare riferimento in particolare allo sviluppo dei servizi sociali e culturali, educativi e didattici, oppure alla promozione di attività culturali e sportive.
La terza categoria è la mobilità sostenibile.

È indispensabile inoltre che le richieste si riferiscano ad opere pubbliche inserite nella programmazione annuale o triennale degli enti locali.

Scadenza per i Comuni

I Comuni sono tenuti a presentare le istanze per la concessione dei contributi entro 90 giorni dalla data di pubblicazione del Dpcm.

Se l'ammontare dei contributi richiesti dovesse superare le risorse disponibili, saranno favoriti i comuni con un valore più elevato dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm). L'ente beneficiario del contributo è  tenuto poi ad affidare i lavori entro termini precisi stabiliti dal Dpcm (da 15 a 20 mesi a seconda dell'importo delle opere).

Programma per l'abitare

Quanto al già citato programma da 854 milioni per a qualità dell'abitare, pubblicato il decreto attuativo lo scorso novembre, sono stati registrati nuovi progressi: lo scorso 4 marzo si è svolta la prima riunione dell'Alta Commissione per la Qualità dell'Abitare, istituita presso il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) e composta da professionisti ed esperti. La Commissione ha, tra l'altro, il compito di esaminare e finanziare progetti per la riqualificazione delle aree urbane disagiate dal punto di vista abitativo e socio-economico.

Il prossimo 16 marzo scadrà la prima fase per la presentazione dei progetti. Al bando si sono già registrati 170 enti locali e territoriali.

di Mariagrazia Barletta

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