Abilitazione senza esame di Stato per le professioni di pianificatore, paesaggista e conservatore

All'esame delle Commissioni di Montecitorio il Ddl che amplifica il numero di lauree abilitanti

di Mariagrazia Barletta

L'esame di laurea preceduto da un tirocinio obbligatorio e integrato con una prova pratica, al fine di accertare che il futuro professionista sia in possesso di adeguate conoscenze ed abilità tecniche. Grazie alla costituzione di una commissione ad hoc e al superamento della prova pratica, la discussione della tesi di laurea avrà valore di esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione.

Sono alcuni dei punti cardine del disegno di legge che a partire da mercoledì 14 aprile sarà esaminato (in sede referente) dalle commissioni riunite Giustizia e Cultura della Camera. Il Ddl - in sintesi - punta a dare valore abilitante ad alcuni titoli universitari al fine di semplificare le modalità di accesso all'esercizio di diverse professioni regolamentate. Una rivoluzione - disegnata sulla scia di quanto già disposto dal Dl «Cura Italia» con l'introduzione della laurea abilitante in medicina e chirurgia - che potrebbe riguardare anche le professioni di pianificatore, paesaggista e conservatore.

Il testo del Ddl e la relazione tecnica

Il disegno di legge è stato assegnato alle Commissioni della Camera lo scorso novembre, ma inizia ora il suo iter parlamentare. Oltre a proporre l'istituzione delle lauree abilitanti per odontoiatri, farmacisti, veterinari e psicologi, oltre a spianare la strada alle lauree professionalizzanti abilitanti per l'accesso agli ordini e ai collegi di geometri, agrotecnici, periti agrari e industriali, il disegno di legge riserva qualche novità, come già specificato, per le professioni di pianificatore, paesaggista e conservatore.

Più nel dettaglio, il Ddl al momento prevede che i titoli universitari conseguiti al termine dei corsi di studio che danno accesso a diverse professioni, tra cui quelle di biologo, di geologo, di chimico, di pianificatore, di paesaggista e conservatore, possano diventare abilitanti su richiesta dei «consigli dei competenti ordini o collegi professionali o delle relative federazioni nazionali». Se ordini, collegi o consigli nazionali faranno scattare l'innovazione del percorso abilitante, allora occorreranno specifici regolamenti da emanare su iniziativa del ministro dell'Università e della ricerca (di concerto con il ministro della Giustizia) per avviare la rivoluzione.

Tali regolamenti disciplineranno sia lo svolgimento dell'esame di laurea, che ingloberà una prova pratica, sia le caratteristiche del «tirocinio pratico valutativo» che dovrà svolgersi durante il percorso universitario. Ovviamente, la commissione di laurea dovrà essere integrata da professionisti di comprovata esperienza designati dagli Ordini. Anche per le commissioni, i dettagli sono demandati agli eventuali regolamenti attuativi.

La rivoluzione, nel caso venga innescata, non sarebbe di certo immediata. Per portarla a termine, il Ddl affida ai ministeri dell'Università e della Giustizia il compito di disciplinare nuovamente le classi di laurea interessate al cambiamento, mentre le università dovranno conseguentemente adeguare i regolamenti didattici di ateneo. E, prima di tutto, occorre che il Ddl termini il suo iter parlamentare e diventi legge.

di Mariagrazia Barletta

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