Curata dal fondatore Neville Wakefield, insieme alla curatrice palestinese Reem Fadda e al curatore saudita Raneem Farsi, la mostra a cielo aperto espone le opere inedite di 15 artisti provenienti da tutto il mondo.

Le suggestive installazioni, interpretazione del miraggio e delle oasi, trovano spazio tra le dune e le rocce desertiche. A volte si mimetizzano, altre volte giocano sul contrasto: si tratta di sogni, miti, illusioni e dis-apparenze, da cui scaturiscono riflessioni sulla dicotomia tra il mondo naturale e quello artificiale. 

Angle of Repose | Jim Denevan
Il land artist Jim Denevan crea disegni effimeri i cui modelli a incastro esaltano le differenze di grandezza e scala che spesso modellano la nostra esperienza del deserto e i nostri tentativi di posizionarci all'interno della vastità dello spazio sconfinato

In Blur | Alicja Kwade
Le strutture architettoniche di Alicja Kwade riflettono e incorniciano i manufatti naturali che ha trovato sul suolo del deserto, riorganizzandoli e integrandoli per creare prospettive in costante evoluzione che evidenziano la linea sottile tra realtà e illusione.

Camoulflage 2.0 | Zeinab Alhashemi
La scultura interattiva di Zeinab AlHashemi utilizza pelli di cammello scartate su una base astratta e geometrica che ricorda una formazione rocciosa nel deserto; come un camouflage, queste sculture di pelle di cammello si fondono con le montagne.

Where the Dwellers Lay | Dana Awartani
Dana Awartani si lascia ispirare dall'architettura vernacolare di AlUla, con un'installazione che prende la forma di una scultura geometrica concava (richiamo alle tombe nabatee) e imita le forme delle montagne e delle gole circostanti.

Coral Alchemy I and II | Shezad Dawood
Il lavoro di Shezad Dawood esplora le idee del tempo profondo e la relazione geo-biologica tra il suolo del deserto e il vicino Mar Rosso attraverso una coppia di forme simili a coralli le cui superfici sensibili alla temperatura riflettono gli effetti del cambiamento climatico e la continua lotta dell'umanità per trovare un rapporto sostenibile con un ecosistema in rapido cambiamento.

Silent Witnesses of the Past | Monika Sosnowska
L'esplorazione scultorea della memoria di Monika Sosnowska parla della posizione storica di AlUla come crocevia del commercio e del suo più recente risveglio culturale. Usando le rotaie della ferrovia dell'Hejaz, che andava da Damasco a Medina, le forme lineari in acciaio sono state trasformate in gigantesche erbe secche piene di possibilità di crescita e trasformazione.

Grounding | Khalil Rabah
Khalil Rabah crea il miraggio di un uliveto, dove le piante stanno nel deserto come esseri viventi allontanati dalla loro terra indigena e desiderosi di essere rimpatriati, come un'esplorazione del territorio, della sopravvivenza e della cittadinanza.

Dark Suns, Bright Waves | Claudia Comte
Claudia Comte presenta una progressione di muri che impongono la loro presenza architettonica all'interno dell'ordine naturale dei canyon di AlUla, dove ciascuno porta una sezione di un modello algoritmico più ampio, relativo alle forme ondulate che modellano il suono e la superficie del deserto.

Geography of Hope | Abdullah AlOthman
L'opera di Abdullah AlOthman fa riferimento alle teorie sulla rifrazione della luce che affondano le radici nei primordi della civiltà e della cultura del deserto, con plinti in acciaio inossidabile che interagiscono con la luce e creano uno spazio radioso che cerca di manifestare l'esperienza di catturare un miraggio per la prima volta.

Measuring the Physicality of Void | Shaikha Al Mazrou
Le lunghe strutture gonfiate in acciaio di Shaikha AlMazrou si incuneano nei vuoti delle rocce, in equilibrio nel paesaggio, occupando lo stato liminale tra stasi e movimento, creando una composizione silenziosa ma imponente sospesa nell'inerzia.

Gold Falls | Serge Attukwei Clottey
Serge Attukwei Clottey affronta l'esperienza della globalizzazione, della migrazione e dell'equità dell'acqua, avvolgendo lastre di roccia in arazzi meticolosamente realizzati con galloni di kufuor giallo, contenitori di plastica usati in Ghana per conservare e trasportare l'acqua

I Have Seen Thousands of Stars and One Fell in AlUla | Shadia Alem
L'installazione scultorea di Shadia Alem adatta l'arte degli origami, applicando i principi base della geometria e della bellezza per creare forme che fanno riferimento alla letteratura, alla matematica e alla mitologia del deserto arabo

The Valley of the Desert Keepers | Ayman Zedani
L'installazione soundscape di Ayman Zedani in una caverna rocciosa è composta da fili scultorei orizzontali e da una proiezione audio di musica, voci e passi, che creano una cacofonia di suoni che si aggiungono ai rintocchi della natura.

Under the Same Sun | Stephanie Deumer
Lavorando all'intersezione tra natura e tecnologia, Stephanie Deumer ha creato una serra sotterranea. Alludendo al lussureggiante santuario di piante native sottostanti, una grande serie di pannelli solari a forma di pozzanghera, montati a filo con il pavimento del deserto, crea un ciclo di feedback energetico in cui l'energia del sole viene catturata, immagazzinata e trasformata attraverso la fotosintesi in crescita e trasformazione.

Desert Kite | Sultan bin Fahad
La struttura di fango di Sultan bin Fahad ha la forma di un aquilone del deserto, con specchi sulla facciata che evocano un miraggio, e ospita una scultura a forma di urna con quattro simboli protettivi tradizionalmente usati nelle tombe nabatee. 

Roberto Conte è un fotografo di architettura con base a Milano.
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Situata a 1.100 Km da Riyadh, nel nord-ovest dell'Arabia Saudita, AlUla è un luogo di straordinaria ricchezza culturale e naturalistica. La vasta area, che copre 22.561km², include una valle ricca di oasi lussureggianti, imponenti montagne di arenaria e antichi siti culturali risalenti a migliaia di anni fa, ai regni di Lihyan e dei Nabatei.
Il più importante sito di AlUla è Hegra, primo sito UNESCO Patrimonio dell'Umanità dell'Arabia Saudita. Distesa su un'area di 52 ettari, Hegra era la principale città della parte meridionale del Regno dei Nabatei; attualmente conta oltre 100 monumenti funerari in ottimo stato di conservazione con facciate scolpite finemente negli affioramenti di arenaria che circondano l'insediamento urbano fortificato. Le ultime ricerche effettuate suggeriscono inoltre che Hegra fosse l'avamposto più a sud dell'Impero-Romano dopo la conquista dei Nabatei avvenuta nel 106.
Oltre a Hegra, AlUla è sede di affascinanti siti archeologici come l'antica Dadan, capitale dei regni di Dadan e Lihyan, considerata una delle città più sviluppate della penisola arabica nel corso del primo millennio a.C. Si trovano inoltre migliaia di rocce in siti di arte rupestre tra incisioni e petroglifi a Jabal Ikmah. Altri siti di grande interesse sono la Old Town di AlUla, un dedalo di oltre 900 case costruite con mattoni di fango a partire da almeno il XII Secolo, la ferrovia di Hijaz e il forte di Hegra, luoghi fondamentali nella storia e nelle conquiste di Lawrence d'Arabia.

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