Case green, il Parlamento Ue approva la direttiva Epbd

Edifici residenziali almeno in classe energetica E entro il 2030 e in D entro il 2033. Nuovi edifici a emissioni zero dal 2028

di Mariagrazia Barletta

Edifici residenziali almeno in classe energetica E entro il 2030 e in D entro il 2033. Gli edifici non residenziali e pubblici dovrebbero raggiungere le stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030.

La Commissione Industria ricerca e energia del Parlamento europeo ha approvato la proposta di revisione della direttiva Epbd sulle prestazioni energetiche degli edifici (49 voti favorevoli, 18 contrari e 6 astenuti). L'obiettivo è ridurre l'emissione dei gas ad effetto serra e il consumo energetico in campo edilizio entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Con l'approvazione la proposta di direttiva compie un passo importante, ma non definitivo: sarà votata in Assemblea nella sessione plenaria del 13-16 marzo. Seguirà il negoziato con il Consiglio Ue per concordare la forma finale della direttiva, che poi dovrà essere recepita da ciascuno stato membro.

Secondo il testo adottato, inoltre, tutti i nuovi edifici dovrebbero essere a emissioni zero dal 2028, mentre i nuovi edifici pubblici dal 2026. Tutti i nuovi edifici andranno, inoltre, dotati di impianti ad energia solare entro il 2028, sempre che ciò sia tecnicamente ed economicamente fattibile, mentre gli edifici residenziali in fase di ristrutturazione hanno tempo fino al 2032 per conformarsi.

Tutte le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi dovranno poi essere stabilite da ciascuno Stato membro nei piani nazionali di ristrutturazione. Sono esclusi dalle nuove regole i monumenti. In più, ogni Stato membro potrà decidere di escludere anche gli edifici di particolare valore architettonico o storico, le chiese e, in generale, i luoghi di culto, i fabbricati ad uso temporaneo, officine ed edifici agricoli non residenziali a basso fabbisogno energetico.

Ogni Paese, potrà, inoltre, esentare gli alloggi pubblici sociali, laddove i lavori di ristrutturazione porterebbero ad aumenti degli affitti che non potrebbero essere compensati dai risparmi ottenuti sulle bollette energetiche. Inoltre, gli Stati membri, per una quota limitata di edifici soggetti alla nuova direttiva, potranno definire degli obiettivi meno severi, qualora l'adeguamento ai requisiti Ue dovesse scontrarsi con ragioni legate alla fattibilità economica e tecnica dei lavori di ristrutturazione e alla indisponibilità di manodopera qualificata.

La proposta prevede anche misure per contrastare la povertà energetica. Secondo lo schema di direttiva, infatti, i piani nazionali di ristrutturazione dovrebbero includere regimi di sostegno con obiettivi realistici e misure per facilitare l'accesso a sovvenzioni e finanziamenti. Gli Stati membri dovrebbero, inoltre, prevedere programmi di ristrutturazione a costo zero. Nell'ambito delle misure finanziarie andrà previsto un premio importante per ristrutturazioni profonde, in particolare degli edifici con le prestazioni peggiori, mettendo anche a disposizione delle famiglie vulnerabili sovvenzioni e sussidi mirati.

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