Di musei nel mondo ne esistono di tutti i tipi. Qualsiasi sia la loro dimensione, la loro storia, il materiale che raccontano ed espongono - arte, scienza, natura, etnografia, solo per dirne qualcuno - la funzione che assolvono è sempre la medesima: tutelare, preservare, rendere fruibili dei contenuti d'interesse di carattere antropologico, culturale e divulgativo.

Per questo, a Signa, comune della città metropolitana di Firenze adagiato tra le colline, esiste il Museo civico della Paglia. Proprio qui infatti, nel 1718, Domenico Sebastiano Michelacci capì che, per implementare la già fiorente produzione ed esportazione di copricapi intrecciati in paglia - una delle tante eccellenze manifatturiere toscane - bisognava puntare tutto sul grano marzuolo, che produce spighe snelle, sottili, flessibili e robuste, perfette per essere intrecciate.

Pensateci: che incredibile oggetto di design spontaneo è il cappello di paglia, ripara e rinfresca, ed è fatto nello stesso modo da sempre.

Da allora, i segreti di queste lavorazioni artigianali sono tramandati. Preservare la maestria ed esporre gli utensili artigianali ormai scomparsi è parte della memoria locale, risorsa territoriale e turistica imprescindibile per la città.

Foto Max Lisi © Courtesy by Salvatore Spataro

Storia di una trasformazione

Aperto per la prima volta nel 1997, il "Museo della Paglia e dell'intreccio Domenico Michelacci" - oggi "Museo civico della paglia di Signa" - costituisce il luogo in cui sono conservate, promosse e valorizzate le tradizionali lavorazioni della paglia del distretto. Gli spazi inizialmente adibiti a sua sede espositiva, però, nel tempo erano diventati inadeguati e la città capisce di aver bisogno di un nuovo museo: da qui la scelta, da parte dell'amministrazione, di fare investimenti volti al recupero e al riallestimento di una nuova struttura.

L'edificio selezionato per ospitare il polo museale, in disuso da diverso tempo, è situato nel centro storico, e negli anni ha avuto differenti usi: prima casa del Popolo, poi casa del Fascio ed infine caserma dei Carabinieri. Per questo, gli interventi di riqualificazione dell'immobile - portati a termine dall'architetto Giulio Ridolfi - hanno previsto, in primis, opere di salvaguardia e manutenzione, dal punto di vista architettonico, ambientale, funzionale, distributivo e tecnologico, sia sull'involucro edilizio che sull'area pubblica antistante.

Foto Max Lisi © Courtesy by Salvatore Spataro

Il museo oggi

Organizzato su tre livelli dalla disposizione planimetrica simile - fatta eccezione per il piano seminterrato, più grande e frammentato, che oltre a presentare uno spazio per l'area museale ospita anche uffici, archivio, deposito, laboratorio - al Museo si accede dopo aver attraversato una terrazza affacciata sul piccolo spazio pubblico alberato e una hall, costituita da un ampio volume dal soffitto voltato.

Appena entrati sulla sinistra si trova la reception - bookshop, organizzata con mobili su misura in mdf laccato, che fungono sia da parete libreria che da archivio. Suddiviso in più sale espositive, alcune dedicate ad esposizioni permanenti, altre a mostre tematiche/temporanee, il Museo ospita differenti tipi di paglia e grano, trecce, ornamenti, "bigheri", abiti e calzature, oggetti intrecciati in fibre naturali o artificiali di ogni tipo (con particolare riferimento alla cestineria proveniente da tutte le parti del mondo) ricami e tessuti, macchinari, attrezzature e una selezione di cappelli realizzati a partire dalla fine dell'Ottocento fino agli anni '70.

Il trasferimento nella nuova sede - inaugurata il 10 giugno scorso - gli ha finalmente permesso di ricollocare ed esporre al pubblico la sua intera collezione di oggetti, opere d'arte e il tanto materiale documentario, bibliografico, archivistico, fotografico.

Foto Max Lisi © Courtesy by Salvatore Spataro

Il nuovo allestimento

Il nuovo allestimento curato dall'architetto siciliano (ma da anni a Firenze) Salvatore Spataro è un percorso che si dipana nel tempo e nello spazio, diramandosi sui tre piani dell'edificio e includendo anche il corpo scala, su cui sono fissati alcuni supporti lignei - riferimento agli utensili utilizzati in passato per appendere i copricapi nelle fabbriche - dotati di un profilo a led.

Una nuvola di cappelli di paglia sospesi e una parete con gli stessi, appesi, formano una sorta di primo setting tematico di benvenuto. A fare da fil rouge all'intero allestimento, poi, una pedana di legno, di un intenso color giallo paglierino (il colore del grano maturo), una sorta di nastro che accompagna il visitatore alla scoperta del museo.

Tutte le sale - dalla sala multimediale a quella dedicata alla vita e all'esperienza di Domenico Michelacci, dalla sala dedicata al lavoro con i macchinari a quella che invece racconta del rapporto con il mondo della moda - sono sempre pensate per mettere in mostra, attraverso differenti supporti, la storia culturale, artistica ed economica della piana fiorentina, che nella paglia ha trovato il suo oro. Fa eccezione solo l'ala manifattura signese, nel piano seminterrato, in cui sono presenti una serie di manufatti di diverso materiale. Tra questi, leghe di metallo, terracotta, ceramica, piombo, pietre, marmi, argento, bronzo.

"Ho cercato di garantire alla paglia il ruolo da protagonista" afferma Spataro "ponendo le teche sempre al centro delle stanze e non addossate ai muri laterali. I contrasti cromatici grigio/bianco/arancio fanno da sfondo alle sale accompagnando visivamente il visitatore a focalizzare gli elementi in risalto. Due piani su tre del Museo" prosegue "saranno in continuo cambiamento accogliendo sempre collezioni differenti. L'intento è infatti quello di creare anche un canale di collaborazione con i grandi musei fiorentini per lo scambio di opere che raccontino la tradizione delle trecciaiole".

Foto Max Lisi © Courtesy by Salvatore Spataro

Foto Max Lisi © Courtesy by Salvatore Spataro

Foto Max Lisi © Courtesy by Salvatore Spataro

Foto Max Lisi © Courtesy by Salvatore Spataro

CREDITI

MUSEO CIVICO DELLA PAGLIA
Dove
: via degli Alberti 11 Signa, Firenze / Anno di inaugurazione: 2023 / Committente: Comune di Signa / Progettista: Salvatore Spataro / Collaboratori: Paolo Barboni, Giulio Ridolfi, Tommaso Vecci / Impresa Allestimento: Opera Laboratori Fiorentini Spa / Fotografo: Max Lisi

sito web salvatorespataro.com
profilo Instagram salvatore_spataro_architetto

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